Alimentazione sostenibile: cos'è e come adottarla
Se vogliamo essere dei consumatori consapevoli è importante conoscere cosa sia l'alimentazione sostenibile e come questa può aiutarci a rimanere in salute e a difendere il nostro Pianeta

Cos’è l’alimentazione sostenibile?
Il concetto di “alimentazione sostenibile” è costituito da una complessa rete di fattori:
- nutrizionali
- economici
- ambientali
- sociali
- culturali
che riguardano l’intera catena di approvvigionamento, nella quale agricoltori e consumatori rappresentano soltanto due tessere del puzzle.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) «le diete sostenibili sono diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale nonché a una vita sana per le generazioni presenti e future. Le diete sostenibili concorrono alla protezione e al rispetto della biodiversità e degli ecosistemi, sono culturalmente accettabili, economicamente eque e accessibili, adeguate, sicure e sane sotto il profilo nutrizionale e, contemporaneamente, ottimizzano le risorse naturali e umane»
Perché è importante l’alimentazione sostenibile?
- Aiutare il Pianeta: se escludiamo Groenlandia e Antartide, il 40% della superficie del Pianeta è dedicato alla crescita del cibo e il 70% dell’acqua che consumiamo viene utilizzato per irrigare le coltivazioni. Oltre a un prelievo eccessivo, l’acqua subisce anche un pesante inquinamento. Questo rende l’agricoltura la maggiore responsabile della perdita di biodiversità e della scarsità idrica globale, che stanno raggiungendo punti critici.
Per garantire la salute del Pianeta si deve ridurre l’impatto negativo dell’agricoltura intensiva.
Il sistema agroalimentare globale deve affrontare tre enormi sfide tra loro connesse: garantire una corretta alimentazione agli oltre 7 miliardi di persone che attualmente vivono sul pianeta, ma anche ai 9,6 miliardi che saremo nei prossimi 3 decenni e raggiungere entrambi gli obiettivi in maniera sostenibile sotto il profilo ambientale. - Evitare gli sprechi alimentari: questo è un inaccettabile paradosso del nostro tempo. Infatti da un lato vi è la necessità nei prossimi anni di incrementare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione sempre crescente. Dall’altro nel mondo si spreca oltre un terzo del cibo prodotto, di cui l’80% sarebbe ancora consumabile.
Lo spreco alimentare è decisamente illogico poiché al suo aumentare, aumentano non solo la produzione di rifiuti e la crisi ambientale ma anche l’impoverimento e la denutrizione di oltre 1 miliardo di persone.
Infatti se fosse possibile recuperare gli sprechi, questi sfamerebbero 2 miliardi di persone al mondo. Gli sprechi riguardano tutti i passaggi che portano gli alimenti dal campo alla tavola e colpiscono indistintamente tutti i Paesi. L’Unione Europea con 180 kg pro-capite e l’Italia con 149 kg pro-capite risultano sopra la media dei paesi sviluppati.
Nel nostro Paese, gli sprechi a livello domestico sono i più rilevanti, il 42% del totale e costano oltre 25 euro al mese a famiglia. Infine, un cibo che non nutre nessuno è inutile e dannoso.
Con il cibo buttato vengono sprecati anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti, le emissioni di gas serra che sono stati necessari per la sua produzione. L’ambiente è stato inquinato, sfruttato o alterato invano. Ridurre lo spreco di cibo significa anche salvare il Pianeta. - Mantenersi in salute per rendere l’alimentazione un importante alleato.
Ma come facciamo ad avere un'”alimentazione sana e sostenibile”?
9 consigli per un’alimentazione sana e sostenibile:
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Acquista prodotti locali: 4 buoni motivi:
- Compri prodotti freschi
- Sostieni l’economia locale e le filiere italiane
- Riduci le emissioni di CO2 limitando i trasporti
- Privilegia prodotti tipici e varietà nostrane, spesso a rischio di estinzione
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Mangia prodotti di stagione:
è importante mangiare frutta e verdura nel momento giusto. La frutta e la verdura hanno una propria stagionalità. In natura le specie animali si nutrono in maniera diversa a seconda delle stagioni e questo è importante per la conservazione degli ecosistemi. L’uomo, grazie alla tecnologia e alle importazioni, può mangiare in ogni momento dell’anno qualsiasi alimento, mentre uno dei principi più importanti di una dieta sana ed equilibrata è proprio la varietà. I prodotti di stagione aiutano l’ambiente perché determinano minori impatti. È il caso del pomodoro dove, per la coltivazione in serra, il fattore di emissione è circa 60 volte superiore a quello della coltivazione in campo.
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Diminuisci il consumo di carne:
l’attuale modello industriale di allevamento animale è la causa di gravissimi problemi ambientali (cambiamenti climatici, inquinamento, consumo di acqua, perdita di biodiversità, deforestazione e consumo di risorse fossili). La gran parte della carne che consumiamo proviene da allevamenti industriali intensivi: per ottenere 1 kg di carne di manzo sono necessari circa 15 kg di cereali e soia, 15.000 litri d’acqua e si emettono fino a 68 kg di CO2eq. La produzione di carne è in crescita: dal 1980 al 2010 il numero di polli destinati al consumo umano è cresciuto del 169%.
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Scegli i pesci giusti:
- Prediligi il pesce pescato, rispetto a quello di acquacoltura
- Scegli specie non in pericolo di estinzione;
- Rispetta la regola della taglia legale di vendita delle specie;
- Dai la precedenza al pescato locale, diversificando le specie;
- Considera la stagionalità delle specie.
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Riduci gli sprechi di cibo:
1 miliardo e 600 milioni di tonnellate di alimenti viene gettato, l’80% di questa quantità è ancora buono. Per ridurre gli sprechi in casa è buona norma preparare una lista della spesa e attenersi ad essa, controllando le date di scadenza al momento d’acquisto e riponendo gli alimenti in frigo massimo un’ora dopo. C’è inoltre un ripiano giusto per ogni alimento.
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Privilegia i prodotti biologici:
l’agricoltura biologica è un sistema integrato di produzione agricola, vegetale e animale. Consente di disporre di cibi più sani e saporiti e cerca al contempo di ridurre il più possibile l’impatto ambientale delle attività produttive. questo è possibile solo basandosi sul rispetto dei processi ecologici, delle risorse (principalmente suolo e acqua) e della biodiversità, eliminando l’uso di sostanze chimiche di sintesi.
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Cerca di non acquistare prodotti con troppi imballaggi:
ciascun italiano produce oltre 528 kg di rifiuti l’anno, ad un costo medio di 186 euro per famiglia. Circa il 40% dei rifiuti è costituito da imballaggi. Tutto quello che acquistiamo ha bisogno di essere impacchettato o confezionato. Gli imballaggi, giunti nelle nostre case e conclusa la propria funzione di “protezione e trasporto”, si trasformano in rifiuti da smaltire. Il problema dei rifiuti si risolve limitando a monte la quantità di scarti che produciamo. Come consumatori possiamo scegliere di acquistare merci con meno imballaggi, poiché questi rappresentano un costo a carico dell’ambiente. Richiedono infatti risorse (energia, acqua, materie prime) per essere prodotti e hanno impatto sulle emissioni di gas serra, sulla biodiversità e salute umana. Inoltre, gli imballaggi incidono notevolmente sul prezzo del prodotto finito. La soluzione sta nella scelta di prodotti sfusi e alla spina.
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Cerca di evitare i cibi eccessivamente elaborati:
i piatti pronti hanno fatto registrare il record di aumento delle quantità acquistate, con una crescita del 10% negli ultimi anni. I consumi di verdure pronte sono triplicati negli ultimi 10 anni, soprattutto le insalate pronte. Questa tipologia di alimenti ha impatti molto elevati, prioritariamente dovuti alle richieste di energia nelle fasi di produzione e conservazione.
- Bevi l’acqua del rubinetto (ove possibile): l’acqua in bottiglia è insostenibile sotto il profilo ambientale. Gli italiani, attirati probabilmente dalla pubblicità che attribuisce all’acqua imbottigliata proprietà “terapeutiche” e di dimagrimento (difficili da dimostrare, ma effettive soprattutto sul prezzo) sono i più grandi consumatori d’Europa di acqua in bottiglia, con 192 litri a testa.
Questi punti cosa ricordano?
La dieta mediterranea è una dieta sostenibile?
La Dieta Mediterranea è sostenibile a 360°, anzi è uno dei modelli alimentari più sostenibili per l’ambiente e la salute.
Il modello alimentare mediterraneo è salutare anche per l’ambiente. Si stima in media che per ottenere 100 calorie, la dieta mediterranea provoca un impatto ambientale di circa il 60 % inferiore rispetto ad una alimentazione di tipo nordeuropeo o nordamericano, basata in misura maggiore su carni e grassi animali, piuttosto che su vegetali e cereali.
Ma il modello alimentare mediterraneo, come già sottolineato dall’UNESCO, va oltre il concetto di cibo. Il termine stesso dieta deriva dal greco antico diaita (stile di vita) proprio ad indicare la valenza sociale e culturale della dieta mediterranea. Considerando gli effetti positivi sulla sfera sociale, economica ed ambientale, si può considerare la dieta mediterranea un modello alimentare sostenibile.
I benefici ambientali di un’alimentazione sana e sostenibile
- Impiego risorse naturali. La dieta mediterranea prevede un elevato consumo di cereali, frutta, verdura e legumi, la cui produzione richiede un impiego di risorse naturali e di emissioni di gas serra meno intensivo rispetto ad un modello alimentare basato principalmente sul consumo di carni e grassi animali.
- Stagionalità. La dieta mediterranea prevede il consumo degli alimenti rispettando la stagionalità degli stessi. Questo si traduce in una riduzione delle coltivazioni in serra e dei relativi impatti ambientali, così come dell’approvvigionamento e dei costi di trasporto da paesi lontani (food miles).
- Biodiversità. La dieta mediterranea rispetta il territorio e la biodiversità, attraverso semine diverse in ogni area e rotazione delle colture, al fine di garantire anche la sicurezza alimentare.
- Frugalità. La dieta mediterranea prevede porzioni moderate e consumo di alimenti integrali e freschi, poco trasformati. Sia le quantità consumate che le minori trasformazioni subite dagli alimenti contribuiscono a ridurre gli impatti ambientali dei comportamenti alimentari.
BENEFICI SOCIALI
- Salute. La dieta mediterranea, insieme all’attività fisica, aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete e alcuni tipi di tumore (colon retto, mammella, prostata, pancreas, endometrio). Inoltre, l’assunzione di cibi freschi e integrali permette una maggiore disponibilità e utilizzo di micronutrienti e antiossidanti.
- Consapevolezza. La dieta mediterranea promuove una maggiore consapevolezza alimentare e legame col territorio, la conoscenza della stagionalità, biodiversità e naturalità degli alimenti.
- Convivialità. La dieta mediterranea promuove l’interazione sociale, i pasti comuni sono la pietra angolare delle feste e delle nostre tradizioni sociali.
- Identità. La dieta mediterranea è espressione del sistema storico e culturale del Mediterraneo. È una tradizione alimentare millenaria che si tramanda di generazione in generazione, promuovendo la qualità degli alimenti e la loro caratterizzazione territoriale ed anche il dialogo tra i popoli.
La doppia piramide alimentare e ambientale dimostra una strettissima relazione tra due aspetti di ogni alimento: il valore nutrizionale e l’impatto ambientale generato nelle fasi di produzione e consumo. Gli alimenti a minore impatto ambientale sono anche consigliati dai nutrizionisti per la nostra salute, così come gli alimenti con un’impronta ambientale alta sono da consumare con moderazione per gli effetti sulla salute.
Un bilancio sulla Doppia Piramide
Facendo il bilancio delle conclusioni tratte dalla Doppia Piramide, la Fondazione BCFN crede che l’Europa sia patria di un modello alimentare unico, che racchiude tutti gli elementi inclusi nella definizione fornita dalla FAO.
La dieta mediterranea è globalmente riconosciuta come l’esempio per eccellenza della dieta sostenibile, poiché combina alimentazione sana, biodiversità e tradizioni culturali.
Prove scientifiche dimostrano che la dieta mediterranea aiuta a ridurre i rischi di sviluppo di alcune patologie croniche come le malattie cardiovascolari, il cancro, l’ipertensione, il diabete di tipo 2, il morbo di Parkinson e l’Alzheimer2.
La ricerca della Fondazione BCFN alla base della Doppia Piramide dimostra che la dieta mediterranea non solo porta notevoli benefici alla salute delle persone, ma contribuisce alla sostenibilità ambientale e all’accessibilità economica al cibo.
I risultati mostrano che la dieta mediterranea ha un impatto ambientale inferiore del 60% rispetto alla tipica dieta occidentale, ricca di prodotti di origine animale e zuccheri. L’impronta ecologica media della dieta mediterranea è di 25 metri quadri globali rispetto ai 45 di una dieta a base di carne.
Sostenibilità alimentare nelle mense, con il progetto SU-EATABLE LIFE
La sostenibilità alimentare è un processo di produzione e consumo ecocompatibile e socialmente responsabile al quale tutti dovremmo partecipare.
La Commissione europea ha lanciato il progetto SU-EATABLE LIFE per dimostrare che cambiare abitudini alimentari anche nel luogo di studio e di lavoro fa bene alla salute e fa bene al Pianeta.
Un neologismo che vuole catturare in un’unica parola un approccio sostenibile che punta a reclutare le mense aziendali e universitarie – e col tempo tutti gli operatori del catering – nello sforzo in atto per mitigare l’impatto negativo che anche la produzione alimentare ha sui cambiamenti climatici.
“I dati mostrano che, mangiando meno carne e riducendo lo spreco alimentare, i consumatori europei potrebbero ogni anno ridurre il consumo di acqua di due milioni di metri cubi, e produrre circa 5.300 tonnellate di emissioni di CO2 in meno” ha spiegato Riccardo Valentini (che dirige la divisione impatti del clima presso il Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici ed è membro del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico). Se è vero che gran parte del Pianeta è abitato da persone che mangiano poco e male (si stima che oltre 821 milioni soffrano la fame), nei paesi ricchi si sprecano quantità di cibo quasi equivalenti, che non nutrono nessuno e peggiorano la situazione ambientale.
L’obiettivo principale è invogliare i consumatori a sostituire la carne, e in particolare le carni rosse, con proteine vegetali: “Riducendo il consumo di carne rossa a due porzioni alla settimana, si potrebbe ridurre l’area dedicata all’allevamento di tre quarti a livello globale: una superficie pari a quella di Europa, Stati Uniti, Cina e Australia messi insieme”