L'EMS su pazienti affetti da Parkinson precoce

In questo articolo spiegheremo un importante studio condotto dal Dipartimento di Medicina e di Scienze della Salute dell’Università del Molise, dal Dipartimento di Scienze Motorie, Umane e della Salute dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” e dall’Istituto di Farmacologia Traslazionale, Consiglio Nazionale delle Ricerche – Roma.
Questo studio, in breve, tratta dell’analisi degli effetti benefici di una singola sessione di allenamento con EMS in pazienti affetti da Parkinson Precoce.
Ci teniamo a sottolineare, con la pubblicazione di questo articolo, che l’EMS non è volto a curare il Parkinson, poiché non è un trattamento medico, e che siamo legalmente obbligati a non poter allenare, all’interno dei nostri centri, pazienti affetti da patologie neurologiche.
Il nostro intento è semplicemente quello di informarvi sugli sviluppi delle ricerche scientifiche, in merito a questa attività che noi stessi proponiamo, e del potenziale anche in ambito medicale!
Cos’è il Parkinson?
Il morbo di Parkinson è una malattia cronica neuro-degenerativa caratterizzata da invalidità motorie e non. È la disabilità in più rapida crescita che porta al ricovero in ospedale e alla morte.
Le principali disabilità motorie visibili includono difficoltà nell’iniziare i movimenti e lentezza e difficoltà nel mantenerli; instabilità posturali e dell’andatura; rigidità muscolare e tremori. Inoltre, la maggior parte dei pazienti presenta sintomi non motori, come dolore, deterioramento cognitivo e demenza, apatia e affaticamento generale.
Qual è il processo di insorgenza del morbo di Parkinson?
La manifestazione della malattia è principalmente dovuta a lesioni del sistema nervoso extrapiramidale (quel sistema che svolge funzioni motorie, come la postura, cambio di posizione, deambulazione, etc.) e al deficit di neurotrasmettitori, in particolare la dopamina.
Cosa determina un peggioramento della situazione e come si può evitare che ciò avvenga?
I fattori principali che influenzano lo sviluppo dello stato morboso sono legati soprattutto al deficit motorio.
Ecco perché l’attività fisica potrebbe aiutare a preservare le capacità cognitive, rallentando la perdita di neuroni dopaminergici e migliorando le connessioni sinaptiche. Inoltre, può aiutare ad aumentare i livelli di fattori neurotrofici, ovvero la presenza di proteine fondamentali per uno stato di salute cerebrale ottimale.
Il programma di esercizi solitamente consigliato ai pazienti con Parkinson include un’attività aerobica di moderata intensità per mantenere la forma. Ma oggi sappiamo che le alternative esistono e sono molto incoraggianti!
Quali sono le attività fisiche consigliate per pazienti affetti dal morbo di Parkinson?
L’allenamento di resistenza (inteso come allenamento con sovraccarichi, da non confondere con allenamento di endurance) di grandi gruppi muscolari, migliora i sintomi motori come il tasso di sviluppo della forza, l’equilibrio, il tempo di reazione e la velocità dell’andatura.
Inoltre migliora anche i sintomi non motori come l’attenzione e la memoria di lavoro, riducendo al minimo le complicanze secondarie del morbo di Parkinson come l’osteoporosi e la sarcopenia.
Ecco perché questo tipo di esercizio favorisce il benessere e risulta essere più adatto ai malati di Parkinson rispetto ad altre modalità di esercizio.
Purtroppo per problemi legati a limitazioni sia fisiche che mentali, i malati di Parkinson tendono a condurre uno stile di vita sedentario.
Una nuova ipotesi di allenamento per i pazienti con Parkinson
L’elettro-mio-stimolazione total-body (o in sigla: WB-EMS) sembra una modalità di esercizio promettente per le persone incapaci o scarsamente motivate a fare esercizio in modo convenzionale. Questo poiché permette di risparmiare tempo, specialmente a persone che non hanno la capacità di eseguire esercizi fisici prolungati.
Se a queste motivazioni aggiungiamo:
- i buoni risultati che si ottengono sulla composizione corporea,
- i miglioramenti della forza mediante adattamenti neuromuscolari,
- la coordinazione intermuscolare e la dimensione muscolare,
- l’aumentato consumo di energia
(tutti miglioramenti che potrebbero essere ottimali per preservare l’indipendenza), va da sé che stiamo parlando di una soluzione ottimale per questo tipo di pazienti.
Prima di questo studio, però, nessuna precedente ricerca è stata effettuata sull’utilizzo di un allenamento WB-EMS associato a pazienti con malattie neurologiche.
Procedimento e strutturazione dello studio
Partendo da queste premesse, lo studio condotto prevedeva due programmi singoli: una seduta di allenamento WB-EMS (condotta con l’attrezzatura Miha Bodytec) e, dopo quattro settimane, il protocollo è stato ripetuto senza WB-EMS.
Entrambi sono stati svolti una sola volta, per valutare gli effetti acuti dell’intervento allenante con elettrostimolazione sulle prestazioni fisiche e sui livelli di fattori neurotrofici in soggetti con morbo di Parkinson, mettendoli poi a confronto con la seduta di attività fisica senza WB-EMS.
Hanno partecipato allo studio dodici soggetti di età compresa tra 65 e 78 anni. Tutti i partecipanti hanno effettuato l’allenamento alla stessa ora del giorno.
Hanno pianificato un periodo di wash-out (intervallo nel trattamento in corso) di quattro settimane tra i due interventi per ridurre i possibili effetti di trascinamento.
In entrambi gli interventi WB-EMS e non WB-EMS, i partecipanti sono stati sottoposti a una sessione di allenamento di 20 minuti guidata e supervisionata da un istruttore certificato.
La sessione di allenamento consisteva in 5 esercizi di forza volontaria (dove i partecipanti provavano ad eseguire il movimento con il massimo sforzo durante l’impulso total-body):
- mezzo squat
- full squat
- rematore
- rinforzo del core
- crunch.
Dopo 5 minuti di riscaldamento, i partecipanti hanno eseguito ogni esercizio per 3 minuti, alternando 4 secondi di contrazione isometrica e 4 secondi di riposo statico.
Risultati e conclusioni dello studio sui benefici dell’EMS su pazienti affetti da Parkinson
Dopo una singola sessione di WB-EMS, i soggetti affetti da Parkinson hanno riscontrato miglioramenti significativi su diversi parametri fisici. I risultati hanno rivelato un impatto positivo del protocollo WB-EMS proposto in questo studio, su forza degli arti superiori e inferiori e la coordinazione oculo-manuale. Anche gli esiti clinici, in particolare quelli utilizzati per studiare le variazioni nei livelli sierici del precursore del NGF (un fattore di crescita dei neuroni), hanno rivelato un impatto positivo.
Non si può escludere che la fatica (così come la paura delle cadute) possa aver compromesso il risultato di alcune prove meno soddisfacenti (come per esempio il test dell’equilibrio, dove si sperava di ottenere dati migliori). Questo poiché la fatica è il sintomo non motorio più comune, fortemente sperimentato dal 33-58% dei pazienti.
L’applicazione di piani di allenamento associati a WB-EMS potrebbe essere una strategia consigliabile per i pazienti malati di Parkinson per aumentare la loro applicazione costante a programmi di lavoro, poiché è una metodologia efficiente e fattibile in termini di tempo per migliorare la loro condizione fisica.
Sulla base di questa evidenza preliminare, saranno necessari ulteriori studi su questo argomento per un tempo più lungo. Inoltre, bisognerà confrontare diverse modalità di esercizio fisico combinate con la stimolazione mio-elettrica. Questi porteranno sicuramente a risultati fruttuosi, sia sugli esiti clinici che sul funzionamento psico-fisico.